15 Gen Una sorella Anonima
Una sorella Anonima
Mi vergogno un po’.
Per questo scrivo in anonimo e vorrei restare tale.
L’epilettica è mia sorella, più grande di me di alcuni anni.
Quando eravamo piccole, io ero appunto la piccola, ma lei era quella che aveva più bisogno, più attenzioni, più necessità, più urgenze.
Era lei che assorbiva la maggior parte del tempo dei miei genitori e della mia famiglia.
Le emozioni che provavo erano un mix di rabbia invidia gelosia ma anche senso di colpa tristezza paura. Io ero piccola ma dovevo fare la grande.
Io dovevo prendermi cura di lei quando eravamo a scuola, all’intervallo, farle compagnia perché gli altri bambini non ci dedicavano tanto tempo, eravamo quelle “strane” e così finivamo sempre sole, io e lei.
Io volevo giocare e avere le mie amiche, le mie attività, danzare… per stare da sola con loro, avere i miei spazi, ma non sempre ci sono soldi per tutti. O tempo. E avere lei sempre vicina mi ha fatto isolare anche dalle mie compagne di classe.
Mi sono legata a lei perché anch’io mi sentivo sola e non considerata. Eravamo solo noi due.
La nostra è una relazione difficile, ora che sono più grande capisco meglio cosa ha vissuto lei e anche i nostri genitori, le difficoltà, le loro paure.
E capisco anche che sarei potuta essere una sorella migliore. Una figlia migliore.
Ma anche le mie esigenze avrebbero dovuto essere prese più in considerazione.
Ora sono adulta, ho un compagno e una figlia che amo più della mia stessa vita e spero di dare a lei tutto quello che io non ho ricevuto.
Ripeto, voglio bene a mia sorella. Ma vorrei aver avuto un’adolescenza diversa.
Amo la mia famiglia, ma questa malattia ha cambiato per sempre le nostre vite.
Sorella Anonima